- negano l'esistenza di una sovrappopolazione sul pianeta terra
- negano l'esistenza di una bomba demografica africana
- negano che la sovrappopolazione s'intreccerà indissolubilmente con i problemi di climate change
- negano l'utilità per l'Africa di una rigida politica di controllo delle nascite
- narrano la fiaba che il XXI secolo porterà pace & prosperità per il genere umano
In questo lungo post, si sintetizzerà la storia economica della Repubblica Italiana, per comprendere le banali ragioni del suo incombente e fisiologico epilogo.
I decenni del 1960s furono gli anni del BUM economico, costruito sulla motorizzazione di massa in un mercato non saturo, con il forte volano delle infrastrutture di strade, autostrade, ponti, dighe, edilizia popolare in un paese che era privo di moderne reti ed infrastrutture. Fu Mattei che rompendo l'oligopolio delle 7 sorelle, portò in Italia quell'energia necessaria ad alimentare il bum industriale italiano in bassa inflazione, cambio stabile, debito pubblico basso, alta occupazione. Il premio Nobel Natta invece gettò le basi per l'industria petrolchimica italiana. Il sistema delle decisioni pubbliche centrale e decentrato, che era stato ingegnerizzato costituzionalemente nella II parte della Costituzione del 1947 però iniziava a mostrare le prime inefficienze, con scandali e corruzioni e governi fragili.
I decenni del 1970s furono gli anni dell'alta inflazione con tassi a due cifre, causata dagli shock petroliferi, dal deprezzamento della Lira che iniziò ad impedire agli italiani di consumare beni stranieri (troppo cari per essere acquistati), mentre si moltiplicarono le domeniche senza auto. L'industria motociclistica italiana collassò essendo troppo piccola ed incapace di competere con i brand giapponesi Yamaha, Honda, Suzuzi, Kawasaki... Le prime crisi FIAT per mercati saturi, licenziamenti e CIG per moltissimi operai, inserimento delle prime linee robotiche nella catena di montaggio in fabbrica. Il Debito pubblico durante il 1970s raddoppiò il suo peso, per lo più usando BOT 3-6-12mesi, portando la scadenza media del debito pubblico a poco meno di 1 anno. Il sanissimo rapporto debito/pil degli 1960 al 30% si deteriorò al 65% nei decenni 1970s. Il sistema delle decisioni pubbliche che era stato costruito nella II parte della Costituzione del 1947 mostrò nei decenni 1970s tutte le sue piene inefficienze: con scandali e corruzioni, governi balneari. Inoltre iniziarono a moltiplicarsi anche i livelli intermedi della p.a. con la nascita delle regioni che però ancora erano enti amministrativi con scarsa autonomia. Il terrorismo nero e rosso furono lo strumento della strategia della tensione politica, per mantenere l'Italia nella NATO, bloccando la crescita del PCI, che mirava ad ottenere una rivoluzione che cambiasse l'ordine sociale, istituzionale, religioso italiano, trasportando l'Italia nel Patto di Varsavia/COMECON. La DC sostenuta dal voto cattolico e dalla Santa Sede mantenne il potere, in Europa la NATO legò saldamente il blocco europeo Occidentale in difesa dell'aggressività del blocco Orientale del Patto di Varsavia. Il MEC prese a svilupparsi e fu subito chiara la necessità d'approdare ad un sistema di cambi fissi/semifissi: il serpentone Monetario e poi lo SME furono i due tentativi istituzionali.
I decenni del 1980s furono senza ombra di dubbio l'inizio della crisi finanziaria italiana: il pentapartito per resistere alla crescita del PCI ebbe ad imbarcare il PSI in maggioranza, nei decenni a venire la leva del debito pubblico italiano passò dal 65% al 120%. Il problema del debito pubblico italiano nacque da questo decennio di sistematico ladrocinio delle locuste socialiste. La Enichem e la Montedison spesero più denari in avvocati per l'affare Enimont di quanto spesero in ricerca e sviluppo applicata. L'Olivetti entrò in crisi nonostante i molti appalti pubblici nell'informatizzazione della P.A. italiana, in quanto Olivetti vendeva prodotti obsoleti ed incompatibili. Si spendeva circa il 5% del fatturato in ricerca e sviluppo applicata in Olivetti, quando nel settore informatico nel mondo gli investimenti in R&S erano del 15% sul fatturato.
Durante questo decennio si cercò d'applicare in Italia politiche di contenimento dell'inflazione, dato che durante gli anni 1970s l'inflazione ebbe a raggiungere valori prossimi al 20% annuo. Lo sperpero di risorse pubbliche dilapidate fu immane, in tangenti, opere incompiute, scandali politici, che si rifletterono nella moltiplicazione di lavori finti ed insostenibili fondati su adempimenti esosi ed imposte e tasse sempre più crescenti (che servivano a finanziare un sistema delle decisioni pubbliche inefficiente caotico ed irrazionale che produceva politiche inefficaci accatastando debito in modo sistematico, essendo governato da politici stupidi e ladri) che vessarono gli imprenditori e le famiglie.
La sana filosofia contadina italiana del 1960s che sapeva che era il risparmio il motore degli investimenti, fu sostituita dal delirio partitocratico trasversale e keynesiano del debito, come motore dell'economia.
I dati si riferiscono a prima che l'ISTAT, accogliendo direttive UE, sommasse al PIL una quantità di PIL IMMAGINARIO prodotto dalle attività malavitose (spaccio di droga, prostituzione, racket, scommesse clandestine, contrabbando...)
Nel 1989 il muro di Berlino cadde e nel 1991 l'URSS ebbe a dissolversi trasformandosi in CSI, iniziarono una serie di flashpoint in Russia, tra rigurgiti comunisti e le molte etnie sparse dentro la CSI che erano state soggiogate con violenza dall'URSS desiderose di una propria libertà. In Jugoslavia detonò alle porte del progetto Europeo, una guerra civile jugoslava che durò molti anni, distruggendo e frammentando quello che un tempo era la nazione della Jugoslavia.
La crisi del 1992
In poche parole il progetto finanziario europeo dello SME fu aggredito dalla speculazione finanziaria: Italia e Gran Bretagna (i paesi europei con più alto debito/pil) consumarono la quasi totalità delle loro riserve valutarie per cercare di sostenere le proprie monete dentro la banda d'oscillazione fissa nello SME. Bankitalia alzò anche il tasso d'interesse per proteggere la Lira, causando problemi alle finanze dato che la scadenza media del debito pubblico italiano era prossima ad 1 anno, il roll over dei titoli pubblici ebbero quindi subito a deteriorare il costo medio del servizio del debito, mettendo in difficoltà le italiche casse pubbliche. La posizione dentro la banda stretta SME fu mantenuta sino a quando fu possibile, poi l'Italia e Gran Bretagna decisero di prendere una banda più larga. Iniziò contestualmente il dramma di molte famiglie italiane, che avevano contratto mutui in ECU a tassi bassi, dovendoli poi pagare in Lire svalutate!.
Il progetto ECU prese politicamente a trasformarsi in EURO.
Ci fu una rincorsa dell'Italia ad entrare nell'EURO, il rischio di un fallimento finanziario italiano (che all'epoca il debito pubblico italiano aveva una scadenza media prossima ad un anno, dato che poggiava quasi prevalentemente su BOT 3-6-12mesi), sotto la pressione della speculazione internazionale fu chiaro a tutto il paese. Questo diede la forza d'iniziare un lento processo di risanamento finanziario (che fu applicato solo perchè le Stato nelle partecipazioni statali c'erano assets da poter privatizzare, abbassando parte del debito) applicando anche un necessario ricadenzamento del debito italiano (usando CCT e BTP in scadenze più lunghe). In modo criminogeno, alcuni monopoli pubblici furono sostituiti da monopoli privati, per amicizie politiche facendo privatizzazioni discutibili come Autostrade, Telecom, Alfa Romeo.
Le negoziazioni per l'entrata nell'EURO dall'Italia, furono dure. L'Italia tuttavia all'epoca fu aiutata dalla Francia, questa all'epoca aveva un saldo commerciale negativo con la Germania (ormai in riunificazione), ma la Francia aveva un saldo commerciale ATTIVO con l'Italia. L'Italia all'epoca, aveva un saldo commerciale ATTIVO con la Germania ma un saldo passivo la Francia: per il gioco delle TRE carte, era interesse francese che l'Italia potesse entrare nell'EURO da subito. Il cambio Lira/Euro fu fissato a 1936.27Lire = 1.00 Euro, un valore molto alto ed oneroso per gli italiani, in quanto l'alto debito pubblico italiano rappresentava una quantità di assets che si sarebbero trasformati in denaro, svalutando la Lira e causandone così un alto tasso di cambio Euro/Lira. All'epoca, il risparmio italiano era ancora endemicamente positivo, Bankitalia convinse i partner europei con economie forti, che l'Italia non avrebbe esportato il proprio debito in Europa, ma bensì l'Italia avrebbe esportato risparmio nell'imminente futuro, a causa delle politiche di risamento.
Istituzionalmente (un anno dall'entrata dall'EURO) nel 2001 fu varata a maggioranza la crimingena riforma del Titolo V che invece di snellire la sovrastruttura pubblica sopprimendo enti intermedi e ridurre gli sterili costi di struttura, la sinistra per inseguire i voti della Lega sul Federalismo, finì per potenziare il caos normativo italiano che era già alto in termini di diritto positivo!. E' infatti ormai endemica dal 2001 in Italia la moltiplicazione di adempimenti esosi con crescenti imposte e tasse necessarie a finanziare un sistema delle decisioni pubbliche centrale e decentrato che è inefficiente caotico ed irrazionale, e che produce politiche inefficaci accatastando debito in modo sistematico, essendo anche governato da politici stupidi e ladri. Il risultato di tale modello istituzionale è una vessazione di famiglie ed imprese con imposte ed adempimenti.
Finanziariamente parlando, non è escluso che nel 1992 l'attacco allo SME fosse stata una mossa politica dei repubblicanti e neocon (essendo all'epoca presidente G.W.Bush) che non vedevano di buon occhio, la nascita di un'Europa unita e forte economicamente e dotata di propria moneta. Il rischio che l'ECU/EURO potesse diventare una valuta di conto internazionale, facendo perdere parte della tesaurizzazione del Dollaro nel mondo e causando inflazione in USA, non è un'ipotesi remota da scartare, essendo la finanza (Hedge Fund, Fondi pensione) la lama economica molto sviluppata nella Democrazia Economica statunitense.
L'entrata della Cina nel WTO nel 2001 accentuò il declino economico italiano che è causato dall'incapacità italiana di competere nella globalizzazione, trasformando un rischio in un'opportunità.
- La struttura industriale italiana è infatti troppo piccola, è sistematicamente incapace di fare ricerca e sviluppo applicata e di produrre innovazioni di prodotto e processo. Il mondo è troppo competitivo, oggi e domani sarà anche peggio, ormai non c'è più modo per riparare a questo difetto perchè il declino non è più ristornabile e crescerà il suo impatto negativo in futuro. Anche osservando il panorama borsistico italiano (che non è rappresentativo del tessuto industriale italiano che è in media dimensionalmente molto più piccolo) non ci sono stelle, ci sono cani che resteranno cani e mucche che presto diventeranno cani.
- Imposte e tasse alte (che servono a finanziare un sistema delle decisioni pubbliche inefficiente caotico ed irrazionale che produce politiche inefficaci accatastando debito in modo sistematico, essendo governato anche da politici stupidi e ladri) che vessano gli imprenditori e le famiglie. Non è il debito il motore primario di un'economia, ma bensì il risparmio!
- Il vincolo endogeno ed esogeno dell'imprenditore, che non è mai stato superato permettendo di abbandonare il modello del capitalismo familiare, nonostante da molti decenni s'ebbe il superamento della vetusta separazione tra banche ordinarie ed istituti di credito speciale, approdando al modello tedesco polifunzionale che in Italia è stato devastato dalla politica rossa e dalla concessione di crediti sul merito politico e non economico. Il mancato superamento dei due vincoli imprenditoriali, ha quindi impedito un sano sviluppo della borsa e del canale diretto per intermediare il risparmio (da sempre considerato il parco buoi), concorrendo ad interdire le innovazioni, infatti in Italia i venture capitalist non sono mai esistiti.
- Avversità al rischio d'impresa degli imprenditori italiani: su questo limite ovviamente c'è poco da fare...
- Esportare laureati (il migliore humus concettuale da cui potrebbero provenire innovazioni di prodotto e processo) per importare stranieri semi-analfabeti è una politica demografica criminogena!.
- Continuare a praticare politiche di bilancio funzionale di tipo keynesiano che facciano correre il debito pubblico italiano, permetteranno di rilanciare l'italico sistema economico?! No!, perchè le premesse del paradigma keynesiano è che le curve di domanda siano elastiche e le curve d'offerta siano rigide. Tuttavia nel I°mondo, quanto in Italia, è da molto tempo che le curve di domanda sono rigide (in quanto i mercati sono saturi) e le curve d'offerta sono elastiche, in quanto anche gli artigiani e le piccole imprese sanno produrre con metodologie Just In Time.
- Aggiungere massicci quantitativi di consumatori semi-analfabeti, a cui dare una casa popolare, un lavoro nel settore pubblico e tessere di partito monocolore, rilanceranno l'economia italiana?! No!, perchè il declino economico italiano è causato dal dissolvimento del tessuto industriale e la presenza di nuovi consumatori (i cui bisogni saranno finanziati a debito) prediligeranno beni esteri finendo per far correre le ragioni di scambio dell'import, senza creare valore aggiunto per l'Italia.
- Purtroppo, la misericordia non è un fattore della produzione.
- Purtroppo, la moltiplicazione dei pani e dei pesci non è un'innovazione di processo credibile: sulla Terra ed in Economia le risorse sono sempre state scarse e suscettibili d'impieghi alternativi e concorrenti.
La crisi del 2001
Mentre negli USA scoppiò la crisi dei subprime, per coprire le perdite finanziarie sui Toxic Assets furono venduti titoli di Stato europei. L'Euro unica moneta di conto non influiva sulla sostenibilità del debito ed era chiaro che il debito pubblico italiano non fosse più sostenibile. L'economia italiana andava male a causa della globalizzazione, il deficit era alto ed il debito continuava a crescere, vi fu una massiccia vendita di titoli di Stato Italiani e solo l'azione della BCE che operò sia sul mercato primario e secondario, riuscì a comprare tempo, sedando la tempesta finanziaria dei debiti sovrani europei.
Sia la riforma costituzionale mancata che fu varata dal CDX nel 2006 quanto la presunta riforma costituzionale renziana del 2016 nessuna di queste affrontava la riduzione del peso della sovrastruttura della p.a. centrale e decentrata sopprimendo Provincie, Grandi Aree Metropolitane, Regioni. Al contrario il governo Renzi ebbe persino ad ATTIVARE le grandi aree metropolitane che sino al 2015 erano rimaste parte incompiuta del delirio della riforma del 2001 e quindi, avrebbero potuto essere chiuse facilmente e senza costi sociali!.
Ad oggi, sono trascorsi 25 anni dalla prima crisi dei debiti sovrani nello SME nel 1992.
Ad oggi, sono trascorsi 6 anni dalla seconda crisi dei debiti sovrani del 2011.
Niente è stato fatto tranne continuare a far crescere il debito pubblico italiano che ha raggiunto livelli stratosferici, specie in termini di debito aggregato e consolidato (ossia inglobando i debiti di Regioni, Grandi Aree Metropolitane, Provincie, Comuni, Comunità Montane, enti pubblici e partecipate a garanzia statale) con dati non noti al pubblico.
Il PCI e la sua “intelligentia” non ha saputo mai partorire niente di diverso dall’ideologia Marxista applicando i deliri di Lenin, il quale nel 1915 sentenziò che “gli Stati Uniti d’Europa sarebbero stati impossibili da farsi oppure se mai ci fossero stati, sarebbero stati un regime capitalista e reazionario e quindi da osteggiare“. Questa posizione leninista, spiega ottimamente la realtà dei fatti del XX° e dei primi decenni del XXI° secolo. Prodi (presidente della commissione europea 17/9/1999-22/11/2004) tanto quanto il presidente del consiglio europeo Renzi (semestre europeo italiano 2016) non ebbero mai, ad invocare gli Stati Uniti d’Europa, tantomeno provarono ad iniziare un dibattito europeo!. Berlusconi, non volle uno Stato Federale Europeo, ne mai ne fece menzione (forse perchè temeva il rischio che prima o poi sarebbero stati creati i REATI FEDERALI, essendo notoriamente sceso in politica per interessi personali).
In Italia nessun partito politico ha intenzione di ripagare il debito pubblico italiano adempiendo al Fiscal Compact, anzi in questi ultimi 4 anni invece d'affrontare il problema complesso del rientro del debito italiano si è perorato una politica demografica criminogena ed autolesionista dello Svuota Africa, per creare un problema ad hoc, che impedisse di risolvere un precedente grosso problema (il rientro del debito pubblico italiano) perchè, in modo banale tutti gli attori politici sono miopi & stupidi, focalizzati sul consenso elettorale di brevissimo periodo, disinteressati a “fare la cosa giusta in relazione all’interesse nazionale osservato in una visione prospettica di lungo periodo!“.
A me pare evidente, che non è questione di SE, ma solo di QUANDO ci sarà la prossima crisi finanziaria:
- Poco prima o poco dopo 31/10/2019 e/o
- con l'inadempienza italiana sul Fiscal Compact e/o
- con una caduta di rating italiano sotto BBB- e/o
- un'uscita dall'Euro, e/o
- la non soppressione di Regioni-Grandi Aree Metropolitane-Provincie e l'avvento di un Senato Federale delle Regioni, e/o
- mantenendo il federalismo finanziando la spesa pubblica italiana con criterio storico e/o
- mantenendo il federalismo finanziando la spesa pubblica a costi veramente standard
- Vendere prima del 31/12/2017 tutti i titoli di Stato qualora presenti nel proprio portafoglio oppure lasciare scadere i titoli (se entro la fine anno) e non rinnovare l'acquisto di Titoli di Stato Italiani.
- Chiudere precauzionalmente tutti i prodotti in Poste (il cui risparmio è munto da Cassa Depositi e Prestiti per finanziare i buchi rossi supermassivi di Regioni, Provincie, Glandi Aree Metropolitane, Comuni, Comunità montane, operando con la garanzia pubblica) e per prudenza, non detenere alcun prodotto postale. Mancando il sostegno di BCE sul mercato secondario, non ci sarebbe modo per Cassa Depositi e Prestiti e quindi Poste, per monetizzare i titoli di stato emessi a garanzia pubblica dei prestiti alle p.a. decentrata.
- A causa del Bail-In, la nuova normativa bancaria (votata dal PD in Europa, con capigruppo laureati in lettere e comunicazione) punisce azionisti ed obbligazionisti, correntisti, DISTRUGGE LA FIDUCIA DEI RISPARMIATORI NELLE PRIMARIE ISTITUZIONI ADDETTE ALLA RACCOLTA DEL RISPARMIO, per cui è necessario non detenere azioni ed obbligazioni di banche, anche perchè queste essendo molto cariche di Titoli di Stato Italiani, in caso di DEFAULT e/o HAIRCUT del debito pubblico italiano, vedrebbero evaporare una larghissima parte del loro attivo, le perdite ricadrebbero per il Bail-In su Azionisti ed Obbligazionisti e correntisti oltre i 100Mila Euro per intestatario. Per evitare il fallimento delle banche, il prelevamento dei contanti dai BANCOMAT sarebbero contingentati, e contestualmente inizierebbero processi di fusione bancaria per fare massa critica, ove fosse ancora possibile.
- Non detenere per precauzione alcuna azione od obbligazione d'azienda privata, in quanto in caso di DEFAULT/HAIRCUT sui Titolo di Stato italiani, alle banche sparirebbe attivo e per ri-bilanciare le normali necessità di cassa, sparendo patrimonio, flusso interessi, è ovvio che una parte delle aziende italiane sarebbe chiamata dal sistema bancario a rientrare in tutto od in parte dei propri fidi e prestiti, entrando così in tensione finanziaria ed in insolvenza colpendo azionisti/obbligazionisti non bancari (sopratutto le aziende private italiane più pesantemente indebitate ed incapaci di rientrare anche in parte dei propri debiti).
- Alienare in modo prudenziale, tutte le posizioni assicurative e previdenziali presso Fondi pensione privati e di categoria, i quali come è noto investono massicciamente in Titoli di Stato: per cui evaporerebbe loro una larghissima parte dell'attivo, facendo sparire i contributi di decenni versati negli anni da operai/impiegati.
- Estinguere e monetizzare tutte le assicurazioni vita/rischi qualora sottoscritte con scadenza oltre 31/10/2019 dato che anche le Assicurazioni investono in Titolo di Stato, i quali farebbero evaporare le riserve matematiche, rendendo le Assicurazioni insolventi di fronte agli assicurati quanto ai rischi da fronteggiare.
C'è poi da considerare la variabile dei 700MILA immigrati clandestini che sono stati DERPORTATI IN ITALIA da "Renzi svuota Africa", a cui le forze cattocomuniste vorrebbero dare lo IUS SOLI. In un contesto di default italiano, non ci sarebbero i 4MLD annui da sputtanare nel "business dell'accoglienza": cosa farebbero le mafie ed i 700MILA immigrati clandestini a cui finierebbe di colpo la gita turistica biennale della protezione prodiana-umanitaria a "Pensione Italia"?
In media, all'anno l'Italia ha pagato d'interessi 76MLD=760/10
76/2300=3.3% è il tasso medio d'interesse tarato (erroneamente su un debito ipotizzato costante a 2300MLD)
se l'Italia mirasse con un'operazione straordinaria per raggiungere subito il target debito/Pil=60% del Fiscal Compact e considerando il Pil italiano medio a 1500MLD allora:
1500*0.6=900MLD ossia solo il 39.13% del debito pubblico italiano resterebbe solvibile
2300-900=1400MLD di debito pubblico andrebbero a default per il 60.87%
Il default italiano non sarebbe così orrendo: gli argentini in passato hanno riconosciuto solo il 30%, i greci il 33%, l'Italia ne riconoscerebbe il 39%.
E' per questa ragione, che dopo un HAIR_CUT è ipotizzabile ritenere che i restanti 900MLD di debito pubblico solvibile, sarebbero contestualmente commutati in una scadenza lunghissima (a 50 anni oppure a 100 anni), oppure più probabilmente trasformati in una rendita perpetua d'importo risibile: 900MLD=10MLD/i di rendita perpetua con i=1%
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